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Risalite. Le sfide dei giovani imprenditori della montagna ai tempi del Covid. L’intervista a Eugenio Marsaglia. 

Fin dall’inizio dell’emergenza Covid-19, le ricadute su alcuni settori produttivi del nostro Paese sono state evidenti. Piccoli e medi imprenditori hanno fatto le spese di un sistema rallentato dalla crisi, ma soprattutto di un’economia bloccata dal lock down, da abitudini di vita quotidiana che sono improvvisamente scomparse. Una situazione, questa, che ha visto coinvolti anche gli imprenditori di ReStartApp e ReStartAlp. In particolare, il settore degli sport invernali sta vivendo una situazione di profonda incertezza. Abbiamo chiesto a Eugenio Marsaglia, socio fondatore di Preskige, scuola di sci e piattaforma che mette in rete domanda e offerta di maestri di sci ad alto livello, di raccontarci la sua esperienza.
  • In quale momento era la tua impresa a febbraio/marzo 2020, quando è iniziata l’emergenza Covid19?
Quello del 2019-2020 è stato il primo inverno che ci ha visti passare da sola piattaforma web a vera e propria scuola di sci, con una sede fisica a Sestriere. La stagione stava andando bene, sia per quanto riguarda le condizioni metereologiche, sia per lo stato della neve. Eravamo soddisfatti, purtroppo, abbiamo dovuto interrompere le attività in anticipo di un mese un mezzo.
  • Quali attività in particolare sono state compromesse dall’emergenza?
Con la chiusura degli impianti la nostra attività è cessata del tutto. Le lezioni di sci sono vincolate al funzionamento degli impianti di risalita, non abbiamo avuto altra scelta che fermarci.
  • Quali azioni hai messo in campo per garantire la tenuta della tua attività a marzo 2020?
Abbiamo accelerato su alcuni progetti. Prevedevamo di inserire nuovi sport verticali in vista dell’estate. Ci siamo concentrati su questo. A luglio e agosto abbiamo lanciato le esperienze in e-bike. La sede della scuola di sci ha ospitato una flotta di biciclette con le quali abbiamo iniziato a offrire nuovi pacchetti: mezza giornata o una giornata in e-bike con una guida che accompagnava i turisti sui percorsi in montagna. Questo ci ha permesso di realizzare più velocemente il progetto di creare una piattaforma dove lo “sportivo invernale” potesse trovare alternative allo sci per la stagione estiva. 
  • In questa seconda fase dell’emergenza, la tua attività ha subito uno stop o hai adottato nuove strategie?
Ci stiamo lavorando, purtroppo non è facile, in quanto i DPCM non sono chiari su cosa sia possibile fare o meno. Già l’anno scorso, come scuola, avevamo alcuni corsi dedicati al fuori pista e alla risalita con le pelli di foca. Nello skialp e nello splitboard, infatti, la risalita avviene utilizzando le pelli e poi si scende fuori pista: un’attività che aveva già preso piede durante la stagione scorsa e sulla quale adesso stiamo puntando maggiormente, non potendo contare sugli impianti di risalita. La difficoltà sta nell’interpretare ciò che è possibile fare nelle differenti zone. 
  • Quanto è stata “istruttiva” la prima fase per prepararsi a questo momento?
Durante il primo lockdown ci siamo dedicati all’introduzione degli sport estivi. In estate, invece, abbiamo lavorato sul rafforzamento delle “offerte fuori pista”. Immaginavamo che gli impianti non avrebbero riaperto come di consueto. Saremmo infatti pronti, così come è pronta la richiesta da parte del mercato, il problema rimane la poca chiarezza sugli spostamenti delle persone e sulla possibilità o meno di sciare.
  • Quali soggetti, enti o iniziative ti sono stati di maggiore aiuto per superare la crisi?
A marzo 2020, in realtà non abbiamo cercato grandi aiuti esterni. Alcuni investitori all’interno della compagine sociale ci hanno aiutato a ristrutturarci, ma non ci siamo appoggiati a nessun tipo di ente. Come scuola di sci abbiamo ottenuto un contributo sul mancato incasso di aprile e maggio. Adesso (gennaio 2021) la categoria dei maestri di sci è scesa in piazza per richiedere un risarcimento per aver perso gli incassi della stagione natalizia, che da sola rappresenta un terzo dei guadagni della stagione. La regione Piemonte si è impegnata a sostenerci dando 2mila euro a ogni maestro, non conosciamo ancora, però, le modalità e le tempistiche.
  • L’emergenza Covid19 ha in qualche modo offerto al tuo lavoro delle nuove opportunità di sviluppo o crescita?
Con il lockdown si è rafforzata l’esigenza di fare sport outdoor. Grazie anche a questo trend abbiamo potuto puntare sull’e-bike in estate. Per quanto riguarda l’inverno, l’aspetto positivo è che molte persone, per poter sciare, stanno provando attività nuove, come lo skialp e lo splitboard. Questo ci permette di implementare un’attività che forse in molti non avrebbero provato.
  • Cosa immagini per il futuro della tua azienda?
Bella domanda. Quando le attività potranno riprendere a pieno regime credo ci saranno molte opportunità, anche legate allo sport travel, a chi viaggia per fare sport. Incrementeremo sicuramente anche l’offerta estiva. Le persone hanno voglia di riprendere a fare sport in montagna e nel momento in cui si potrà far ripartire tutto a pieno regime, credo che il turismo sportivo avrà delle buone possibilità. La sfida è sopravvivere per arrivare a quel momento.

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