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Risalite. le sfide dei giovani imprenditori della montagna ai tempi del Covid. L’intervista ad Amelia Nibi.

 

Fin dall’inizio dell’emergenza Covid-19, le ricadute su alcuni settori produttivi del nostro Paese sono state evidenti. Piccoli e medi imprenditori hanno fatto le spese di un sistema rallentato dalla crisi, ma soprattutto di un’economia bloccata dal lock down, da abitudini di vita quotidiana che sono improvvisamente scomparse.

Una situazione, questa, che ha visto coinvolti anche gli imprenditori di ReStartApp e ReStartAlp. Attività giovani, che hanno dovuto re-inventarsi e che abbiamo coinvolto in un progetto consulenziale per aiutarle a fronteggiare questo periodo di difficoltà.

Abbiamo chiesto ad Amelia Nibi, titolare dell’Azienda Agricola Casale Nibbi di Amatrice, di raccontarci la sua esperienza.

 

  • In quale momento era la tua impresa quando è iniziata l’emergenza Covid19?

Stavamo ancora affrontando le difficoltà portate dal terremoto. La pandemia, per noi, è stata un’emergenza nell’emergenza, proprio nel momento in cui pensavamo di vedere la luce in fondo al tunnel. Nel nostro piccolo ci stavamo riassestando, avevamo ricominciato a lavorare, ma il tessuto imprenditoriale sul territorio soffre tutt’oggi.

  • Quali attività o iniziative in particolare sono state compromesse dall’emergenza? Quali ambiti del tuo lavoro sono stati maggiormente impattati?

Avendo cominciato a consegnare a domicilio, fortunatamente, non abbiamo avuto grosse difficoltà. Certo, le prime settimane sono state difficili, abbiamo sospeso completamente le attività perché non sapevamo come smaltire i prodotti. A chi avremmo potuto vendere i formaggi? Quando abbiamo capito che i negozi sarebbero rimasti aperti e c’era la possibilità di consegnare a domicilio abbiamo ripreso a lavorare.

Durante il periodo di inattività abbiamo venduto il latte a un’azienda che spesso ci compra il prodotto grezzo, con il rimanente abbiamo fatto formaggi a lunga stagionatura.

  • Potresti quantificare il “danno” economico causato alla tua impresa dall’emergenza Covid19?

Fortunatamente non abbiamo avuto grosse perdite, abbiamo sempre lavorato. Le uscite impreviste sono state quelle per adempiere agli obblighi di legge per la prevenzione dei contagi. Poche migliaia di euro che non erano a budget. Probabilmente ci saranno dei cambiamenti in autunno: normalmente partecipavamo a molte fiere, che quest’anno sono state annullate

  • Quali azioni hai dovuto mettere in campo per garantire la tenuta della tua attività nell’immediato e dopo i mutamenti determinati dall’emergenza?

Sono state le consegne a domicilio a far reggere l’attività. Non le avevamo mai fatte. In un primo momento consegnavamo ogni 15 giorni. Una settimana prendevamo gli ordini, quella dopo facevamo le consegne. Abbiamo messo in moto tutto con il passaparola, via WhatsApp e social. Oggi dobbiamo riorganizzarle, perché le persone non sono sempre in casa e il traffico cittadino è aumentato.

  • Quali soggetti, enti o iniziative ti sono stati di maggiore aiuto per superare la crisi?

In azienda ci siamo mossi in autonomia, non abbiamo richiesto particolari aiuti.

  • L’emergenza Covid19 ha in qualche modo offerto al tuo lavoro delle nuove opportunità di sviluppo o crescita?

Abbiamo fatto di necessità virtù, introducendo, ad esempio, due prodotti nuovi: nei supermercati mancava la farina, che non avevamo mai confezionato. Nel giro di qualche giorno abbiamo portato il grano al mulino e abbiamo iniziato a vendere farina di grano duro e di grano tenero.

Abbiamo dato la disponibilità ai camper di parcheggiare, per l’anno prossimo prevediamo di creare una vera e propria area camper a pagamento. Sarebbe un modo per far venire i clienti da noi, invece di andare noi dai clienti.

Inoltre, abbiamo allestito un’area picnic e stiamo organizzando le visite guidate in azienda per chi vuole vivere il nostro territorio. Al termine dell’attività offriamo un tagliere con i nostri prodotti. Non credevo funzionasse, ma quest’anno molte persone sono rimaste a casa, preferendo le gite in bicicletta e le camminate ai viaggi all’estero o alle vacanze organizzate. È nato tutto un po’ per caso: le persone, anche arrivando in camper, ci chiedevano di assaggiare i nostri prodotti o qualcosa per cena, abbiamo colto l’opportunità.

  • Come immagini il futuro della tua azienda?

Per il momento navigo a vista, ma in futuro vorrei restare più a casa e lavorare sul territorio. Ho sempre viaggiato molto per lavoro. Un domani vorrei restare a casa, accogliere qui i clienti.

 

Vuoi scoprire di più su Casale Nibbi? Leggi la storia di Amelia.

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